Esempio: “stare sul pezzo” lo usiamo per dire che si rimane concentrat* su ciò che si sta facendo”.
Tuttavia, questo modo di dire, evoca – inesorabilmente – sub immagini che, per ciascun* la propria, ora richiamano il lavoro del fabbro, ora dell’operaio, per qualcuno il ritmo forsennato di un coito🤷♀️… insomma: non sappiamo cosa, in chi ci ascolta, può “sub agire”.
Però, agisce! A sua insaputa, ma esiste e condiziona la sua percezione del mondo.
E ciò è del tutto NORMALE, perché è il nostro cervello che funziona così.
Il condizionamento, l’ipnosi, funzionano proprio grazie al fatto che noi umani SIAMO PASSIBILI DI SUGGESTIONI inconsce.
Dunque, è per questo che, quando parliamo, dobbiamo SCEGLIERE le parole.
Lo so, pensare è faticoso, figuriamoci SCEGLIERE LE PAROLE!
Se poi ne abbiamo poche, PERCHE’ COL CAZZO CHE LEGGIAMO almeno un libro al mese 🙂 (ovviamente anche io scelgo le parole che uso, come posso 😀 ) cosa ne verrà mai fuori? ( #domandaretorica )
Eppure, un po’ di attenzione PRIMA di aprir bocca, un uso consapevole di sinonimi e contrari 🙂 possono contribuire efficacemente a trasformare il substrato che genera i nostri pensieri.
Lo “stare sul pezzo”, evocativo di impulsi maschili e novecenteschi, può diventare il più performante e attuale “essere concentrat*”, “prestare attenzione”, “rimanere fiss* sull’obiettivo”.
Spero sia più chiaro, così, l’obbligo che abbiamo verso la costruzione di una migliore società, tutt* quant*.
E… sì, anche con il fottuto 🙂 asterisco. Si tratta di una evocazione all’inclusione.
PS hai fatto caso all’uso – ormai sdoganato – di “cabina di regia” parlando di cronaca politica e finanziaria? 😀
Lo sappiamo tutti, che è una finta, ciò che fanno. Che è un film, una commedia… 🙂 le parole sono importanti, bellezza 🙂
[…] parole sono importanti (ne parlavamo qui, recentemente), ma pure i fatti danno dei bei segnali […]